Synopsis
Nella nostra società, in Italia, esiste una disciplina denominata «semiotica» che appare sconosciuta alla maggior parte delle persone; non mi riferisco soltanto a chi ha un grado di istruzione mediobasso, ma anche a chi ha studiato a livello universitario. C'è proprio, nella nostra cultura italiana, scarso interesse per una disciplina che spesso viene confusa con la linguistica, a volte con la critica letteraria. Sullo scaffale della libreria Feltrinelli della stazione Centrale di Milano, la saggistica è divisa per discipline. Non esiste un reparto «semiotica» e, quando ho chiesto a un commesso dove reperirla, mi è stato indicato uno scaffale di 3 metri per 2 con la frase «Provi un po' a guardare qui tra la critica letteraria». Questo scaffale, che andrebbe fotografato e analizzato più nei dettagli per avere uno spaccato dell'atteggiamento della nostra cultura verso queste materie, contiene testi di critica e, in basso a destra, un angolino per la traduzione. Invece, nella sezione filosofia, Peirce è assente, c'è Wittgenstein, ma non c'è Ogden, né Berkeley, né Locke. Jakobson, presente solo coi saggi di linguistica generale (che lui non ha mai pubblicato in quanto tali né con quel titolo), è sempre nello scaffale jolly critica/linguistica/traduzione.
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