Michele Boldrin & Noisefromamerika

80 anni dalla deportazione dei Tatari di Crimea ordinata da Stalin

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Synopsis

Il 18 maggio 1944, le autorità sovietiche deportarono la popolazione indigena della Crimea, circa 80.000 famiglie tatare, trasferendole in Asia centrale. Si stima che circa il 45% di esse morì di fame, malattie e stenti. Alla pulizia etnica seguì un'opera di genocidio culturale nota come Detatarizzazione (Detatarizatsiya): l'80% dei toponimi della Crimea furono russificati, l'insegnamento della lingua tatara fu bandito, i libri furono bruciati, le moschee furono chiuse e la loro stessa memoria fu cancellata. Fino al 1987, ai Tatari di Crimea fu impedito di tornare nella propria terra. Negli anni '90, circa 190.000 Tatari e discendenti fecero ritorno in Crimea, nell'Ucraina indipendente, dove per la prima volta ottennero una forma di rappresentazione politica ufficiale, il Mejlis. A seguito dell'invasione e occupazione illegale della Crimea da parte della Federazione Russa, nel 2014, le autorità russe hanno bandito il Mejlis e i Tatari di Crimea sono tornati ad essere oggetto di discriminazione e persecuzione